Credo sia evidente che Renzi sta alla sinistra come io sto alla chiesa cattolica. Per tale ragione la piazza della manifestazione di oggi, a San Giovanni, a Roma, gli ha gridato parole forti: «non sei di sinistra!», «va ad Arcore», «stai rovinando il partito».
C’è il rischio, tuttavia, che chi lo ha contestato sia con ogni probabilità dalemiano: quell’allusione alla “rovina” del partito lo lascerebbe credere… E D’Alema, è altrettanto evidente, sta alla sinistra come io sto al nazi-fascismo.
La piazza dei Cinque11, in tal caso, sarebbe mossa non da un impeto di riappropriazione culturare, bensì dall’istinto di fedeltà al padrone. E questo fa molto PCI (e anche un po’ PCUS).
Renzi e D’Alema, per altro, sarebbero i rappresentanti più evidenti delle due anime del pd: quella cattolica, che non ha mai rinunciato alla sua vocazione confessionale, e quella post-comunista, che non ha mai rinunciato ai suoi connotati sovietici.
Il che se vogliamo è un vero peccato: il partito democratico poteva dar prova di coesione, nel rispetto di una pluralità di linguaggi. Affinché questo avvenga, se ne deduce, devono cambiare le persone che stanno ai suoi vertici. I tanti militanti che ci credono davvero lo meritano.